Lo sguardo della cantina del ristorante da Tonino dal mondo alla propria terra
Si può rimanere legati al territorio, promuoverlo e portare alta la sua immagine, senza per questo scadere in un provincialismo che non ti permette di guardare al di là dei tuoi confini?
Una possibilità è quella di non avere paura di aprirsi alle novità, agli stimoli, senza per questo dimenticare le proprie radici. Ed è la strada percorsa dalla cantina del ristorante da Tonino, da quando ha aperto, a metà degli anni ‘90, fino ad oggi.
Fin dal principio, sotto la gestione dello chef Antonino Aprea, sebbene si punti soprattutto sui grandi vini del nord, si cominciano anche a promuovere prodotti provenienti dal Sud Italia, sempre con una peculiare attenzione verso la qualità. Quando la conduzione della cantina passa al figlio Gennaro, la presenza di vini “nostrani” si fa sempre più nutrita.
Una decisiva spinta verso questa tendenza, poi, avviene nel 2000. In quegli anni un cambiamento importante nei mercati dell’enogastronomico segnerà il futuro del settore per gli anni a venire. Il crollo del prezzo dell’uva, infatti, porta tanti piccoli viticoltori, che prima vendevano il loro raccolto ai grandi produttori di vino, a cominciare a produrre in proprio.
Gli esiti hanno ripercussioni fino al giorno d’oggi. Se prima, infatti, in Campania erano attive poche grandi aziende, attualmente vi sono tantissime realtà che producono vini, da bianchi a rossi; e Gennaro oggi spende sempre più energie per cercare giovani aziende con ottimi prodotti, realtà locali che valga la pena proporre e portare all’attenzione della clientela.
La cantina negli ultimi anni ha puntato sempre più su vini campani: si va da la Scala Fenicia, un bianco doc puro caprese composto da falanghina, greco e biancolella, al vino di Agnanum, “Il re del Piedirosso”, con uva proveniente dai Campi Flegrei, i “campi ardenti”; si prosegue poi con il vino delle Cantine Olivella, direttamente da Sant’Anastasia, nel cuore del Parco Nazionale del Vesuvio, dai cui vigneti nasce un bianco IgT che dimostra una conoscenza e un amore verso un territorio non sempre facile; fino al Costa d’Amalfi Furore ris., un Rosso Doc prodotto dalla cantina di Marisa Cuomo, vino dai magici equilibri composto da 70% piedirosso e 30% aglianico.
L’elenco dei vini campani in cantina è davvero lungo, e propone nomi che sanno spaziare a livello di tipologia e gusto. E se una grandissima attenzione viene riservata, com’è giusto che sia, alla produzione regionale, anche il resto del meridione ne esce largamente e degnamente rappresentato.
Basilicata, Calabria e Puglia sono le altre regioni del Sud Italia i cui vini compongono la carta dell’enoteca del ristorante da Tonino; realizzati da aziende che dimostrano in primis una grande fiducia nella propria terra, nelle sue potenzialità e in un riscatto che passi attraverso la valorizzazione dei propri prodotti. Infine, un focus specifico è dedicato alle isole: vini che sanno di mare e della luce degli splendidi tramonti di Sicilia e Sardegna e che portano a tavola un po’ di quelle terre.
Una viticoltura “eroica”, quella del “nostro Sud”, non solo perché spesso sorge in condizioni estreme rispetto alla coltivazione tradizionale, ma perché racconta di chi ha scelto di restare sul proprio territorio e, attraverso il lavoro e la passione, ogni giorno lotta per cambiare le cose.